sabato 25 luglio 2015

Carla de Falco



La ragionevole saggezza della poesia di Carla de Falco
di Bonifacio Vincenzi



“L’universo è di vetro. Il tuo cammino è disseminato di schegge che la luce riveste di mille colori riflessi. La trasparenza è ricchezza del giorno. Ma non si può fare astrazione dalla notte. La notte annulla ogni differenza. Mai,  mai sarai stato così solo.”
Si può partire tranquillamente da questa visione di Edmond Jabès per incamminarci, in punta di piedi, in questo mondo fatto di anima e di parole  di Carla de Falco. Pensieri di un istante venuti fuori liberamente, come è caratteristica della poesia, ma che poi restano, nella loro eternità mutevole, vive e silenziose, in uno slancio sempre liberamente a venire, dove l’intimità nella quotidiana lotta, aggiunge sale alle ferite.
Il momento che separa è il titolo di questa silloge poetica di Carla de Falco, edita da Montag. Una silloge forte – scrive Matilde Iaccarino nella prefazione -  in ogni testo che la compone. Ogni verso è una croce piantata sul cuore, ma una croce necessaria perché la poesia, dopo anni di dialoghi autistici con sé stessa, si restituisce al valore dell’impegno civile e lancia messaggi e riflessioni all’uomo, nel suo senso più completo e ampio.”
Tutto questo viene chiarito già nella nota introduttiva che la de Falco sente di rivolgere ai suoi lettori, dove fa una disquisizione sulla parola crisi. “L’etimologia della parola crisi – scrive l’autrice -  è da ricercare nel latino crisis e, prima ancora, nel greco krìno che vuol dire “io separo”. Crisi è dunque un momento che separa un modo di essere da un altro,non necessariamente negativo, ma di sicuro incerto.”
Ed è in questo relativo smarrimento, per tornare alle parole dell’inizio di Jabès, che non si può fare astrazione dalla notte, quella stessa notte che annulla ogni differenza, che isola e spinge verso un’egoistica solitudine tanto necessaria quanto deleteria.

È con la poesia che si può ricominciare, di questo la de Falco  è convinta. D’altronde, poesia, come dice l’etimo, vuol dire fare realtà: l’esperienza poetica parte da un silenzio incontaminato, da un ascolto teso – direbbe Elémire Zolla – che fa emergere le vibrazioni, i ritmi, i polsi delle cose; questi colmano la mente e il cuore del poeta, il quale quindi sente fluire da se stesso, dal suo intimo silenzio, le parole che rivestono i ritmi.


L’apertura alla poesia, da questo punto di vista, quindi, può aiutare moltissimo. Nella vita, le persone e le cose  ormai vivono in serie. Avvolti in una cappa oscura in cui si susseguono orge di parole e di immagini, non irradiano più nulla. Sottili mortificazioni, inesorabili appiattimenti mortificano e spengono sempre più l’umanità nella gente …
“ (…) vibriamo di parole perse nella rete/ all’ombra di sfide vissute come guerre/ scansando sempre ostacoli/ ma senza direzione/ e consumando ansie/ zeppe di cose e voci./ sgomento del pieno, del tanto, del troppo./ bisogno - magari -/ di un mare di vuoto.” (horror pleni)
La ragionevole saggezza della poesia di Carla de Falco obbliga a parlare partendo solo da una visione di verità, per conferire a questo avvento la fermezza e la promessa di una via d’uscita da questo oppressivo percorso labirintico.
E, questo, è il solo modo per tentare di screditare i tempi senza amore che stiamo vivendo e interrompere  lo sterminio delle certezze, dando così alla nostra vita, uno slancio verso le infinite potenzialità dell’essere.

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