Il mistero di
un mondo lontano
nel racconto di Marinella Mascia
nel racconto di Marinella Mascia
di Bonifacio Vincenzi
“C’è un pozzo
nel cuore selvaggio di un’isola dove la luna piena, passando attraverso
un foro, si specchia sul fondo illuminando l’acqua oscura.
Questo
appuntamento si rinnova ogni diciotto anni e sei mesi a mezzanotte in punto.
Nessuno sa il perché né quando questo pozzo sia stato
costruito, ma il suo fascino giunge intatto fino a noi e ci trasporta nel
mistero di un mondo lontano.”
È l’inizio di La luna nel pozzo, racconto di Marinella
Mascia edito da La Riflessione,
Cagliari. Un inizio, per certi
aspetti significativo. Il richiamo è costituito dall’oscurità e dal mistero,
determinazioni esterne che si impongono all’opera. Poi c’è il cuore selvaggio
di un’isola: la Sardegna. La vicenda è in attesa di svelarsi attraverso la
magica luce dello sguardo. Ma questo inizio accoglie già l’anima del racconto
nel cui ambito le leggi della realtà, pur rimanendo intatte, risentono dei procedimenti tipici del genere
fantastico, subendone totalmente il fascino.
Ma non è solo la vicenda qui ad esercitare attrazione.
Ci sono i luoghi “dipinti” dalla scrittura di Marinella Mascia. Questi luoghi
fanno defluire il testo nella percorribilità di un narrare capace di creare
veri momenti di incantata partecipazione. Un esempio lo si può cogliere subito
dopo l’inizio …
“Tutto attorno c’è un magnifico oliveto con antichi
esemplari dai tronchi contorti che, ad anni alterni, si caricano di olive che
nessuno raccoglie mai tanto che non è improbabile, specie dopo un forte vento
di maestrale, camminare su un’enorme distesa verde-scuro che ricopre il pianoro
come un immenso tappeto.”
La capacità descrittiva è sorprendente. Il lettore ha
l’impressione di camminarci su quel tappeto verde-scuro. Non solo. Un’altra
caratteristica della scrittura della
Mascia ha a che fare con una strana alchimia che, attraverso la sollecitazione
dello sguardo, dà alla parola una capacità olfattiva davvero sorprendente. I
flussi degli odori fanno pensare ancora alla bellezza dell’isola. Pare di
sentirlo il profumo intenso dell’inula, del lentischio,del ginepro, tanto
Marinella Mascia è brava a descriverlo.
Ma torniamo agli avvenimenti. La storia raccontata è
di pura fantasia ma la Mascia ha avuto la grande intuizione di ambientarla in
un contesto “reale”. Reale è il pozzo sacro di Santa Cristina. Reale è
l’appuntamento astrologico che si ripete ogni diciotto anni e sei mesi con la luna e le relative figure leggendarie.
“Tutto il resto – spiega l’autrice - è una specie di ordito che mi son presa la
licenza di tessere intorno a queste figure.”
Al centro del racconto c’è Anul, una
bambina bellissima. Ma la sua estasiante bellezza non rende felice Arian, sua
madre. Nel loro villaggio “la bellezza era considerata il dono più prezioso da
offrire agli dei, perché la bambina più bella era destinata, una volta
raggiunti i diciotto anni e sei mesi, a essere sacrificata alla divinità.”
Riuscirà il cuore grande di una madre a
salvare la propria figlia da questo terribile destino? Alla domanda potranno
rispondere soltanto gli appassionati lettori di questo avvincente e suggestivo racconto.
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