giovedì 16 luglio 2015

Marinella Mascia






Il mistero di un mondo lontano 
nel racconto di  Marinella Mascia
di Bonifacio Vincenzi



“C’è un pozzo  nel cuore selvaggio di un’isola dove la luna piena, passando attraverso un foro, si specchia sul fondo illuminando l’acqua oscura.
Questo appuntamento si rinnova ogni diciotto anni e sei mesi a mezzanotte in punto.
Nessuno sa il perché né quando questo pozzo sia stato costruito, ma il suo fascino giunge intatto fino a noi e ci trasporta nel mistero di un mondo lontano.”


È l’inizio  di La luna nel pozzo, racconto di Marinella Mascia edito da La Riflessione, Cagliari. Un inizio, per certi aspetti significativo. Il richiamo è costituito dall’oscurità e dal mistero, determinazioni esterne che si impongono all’opera. Poi c’è il cuore selvaggio di un’isola: la Sardegna. La vicenda è in attesa di svelarsi attraverso la magica luce dello sguardo. Ma questo inizio accoglie già l’anima del racconto nel cui ambito le leggi della realtà, pur rimanendo intatte,  risentono dei procedimenti tipici del genere fantastico, subendone totalmente il fascino.


Ma non è solo la vicenda qui ad esercitare attrazione. Ci sono i luoghi “dipinti” dalla scrittura di Marinella Mascia. Questi luoghi fanno defluire il testo nella percorribilità di un narrare capace di creare veri momenti di incantata partecipazione. Un esempio lo si può cogliere subito dopo l’inizio …

“Tutto attorno c’è un magnifico oliveto con antichi esemplari dai tronchi contorti che, ad anni alterni, si caricano di olive che nessuno raccoglie mai tanto che non è improbabile, specie dopo un forte vento di maestrale, camminare su un’enorme distesa verde-scuro che ricopre il pianoro come un immenso tappeto.”

La capacità descrittiva è sorprendente. Il lettore ha l’impressione di camminarci su quel tappeto verde-scuro. Non solo. Un’altra caratteristica  della scrittura della Mascia ha a che fare con una strana alchimia che, attraverso la sollecitazione dello sguardo, dà alla parola una capacità olfattiva davvero sorprendente. I flussi degli odori fanno pensare ancora alla bellezza dell’isola. Pare di sentirlo il profumo intenso dell’inula, del lentischio,del ginepro, tanto Marinella Mascia è brava a descriverlo.

Ma torniamo agli avvenimenti. La storia raccontata è di pura fantasia ma la Mascia ha avuto la grande intuizione di ambientarla in un contesto “reale”. Reale è il pozzo sacro di Santa Cristina. Reale è l’appuntamento astrologico che si ripete ogni diciotto anni e sei mesi con la luna e le relative figure leggendarie. “Tutto il resto – spiega l’autrice - è una specie di ordito che mi son presa la licenza di tessere intorno a queste figure.”

Al centro del racconto c’è Anul, una bambina bellissima. Ma la sua estasiante bellezza non rende felice Arian, sua madre. Nel loro villaggio “la bellezza era considerata il dono più prezioso da offrire agli dei, perché la bambina più bella era destinata, una volta raggiunti i diciotto anni e sei mesi, a essere sacrificata alla divinità.”
Riuscirà il cuore grande di una madre a salvare la propria figlia da questo terribile destino? Alla domanda potranno rispondere soltanto gli appassionati lettori di questo avvincente e  suggestivo racconto.

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