Antonella Rizzo:
Cleopatra, Divina donna d’Inferno
di Bonifacio Vincenzi
“Antonella Rizzo sceglie sempre protagoniste femminili
al confine tra storia e mito. Basti ricordare i titoli delle sue precedenti
raccolte: Il sonno di Salomè e Confessioni di una giovane eretica. È
come se la sua poesia per dispiegare
tutta la sua potenza, abbia bisogno di partire da lontano, da molto lontano.
Interprete della migliore tradizione orfica, la Rizzo testimonia, anche in
questo suo ultimo volume, che alla tavola imbandita della letteratura il posto
per una poesia colta, visionaria, intessuta di umori e di valori ancestrali, è sempre
quello centrale, il primo, il più importante.”
Questo è quello che afferma Claudio Giovanardi nella
prefazione a questo prosimetro di Antonella Rizzo, Cleopatra – Divina donna d’inferno ( Fusibilialibri) e nei fatti
che caratterizzano il percorso creativo di questa scrittrice romana di origine
calabrese, dobbiamo dire, che ha perfettamente ragione.
La scelta poi della Rizzo di incanalare questo evento creativo in un genere letterario così raro
è molto sottile ed è da ascrivere
probabilmente al tentativo di ricreare le condizioni espressive in voga
in quel particolare periodo storico. Parliamo, per intenderci, del periodo
tolemaico e del breve tempo in cui la regina egizia visse. Cleopatra, infatti,
nasce ad Alessandria d’Egitto nel 69
a.c. e qui poi morirà il 30 a.c.
Per quanto ne sappiamo, la nascita del prosimetro come
genere letterario, che alterna in modo equilibrato prosa e poesia, è da
collocare proprio in questo particolare periodo storico, e, precisamente, nell’età cesariana.
Premesso ciò, bisogna dire che nell’immagginario collettivo
la figura di Cleopatra non è quella tratteggiata nei libri di storia ma quella raccontata
dalla letteratura e dai kolossal cinematografici. Shakespeare, Alfieri, Bernard
Shaw, solo per citare qualche nome, hanno scritto pagine di teatro memorabili su
di lei senza contare che esiste una filmografia sul personaggio che parte dal
1899 che arriva fino ai giorni nostri e che sicuramente è destinata a
continuare anche in futuro. Questo per dire che tutto quello che si poteva
scrivere di vero e di inventato sul
personaggio è stato fatto ed ogni nuovo lavoro fatica e anche molto a mantenere
caratteristiche vagamente originali.
La domanda da porsi dunque non può essere che questa:
la Cleopatra di Antonella Rizzo che
cosa presenta di nuovo?
La Rizzo, partendo da una citazione tratta dall’Inferno di Dante (“peccator carnali, / che la ragione sommettono al talento”), sente
poi il bisogno di spiegare, in qualche modo, ai suoi lettori le ragioni della
sua scelta:
“Alla sua
straordinaria complessità si rivolge la mia spontanea lettura del suo vissuto,
a quella dicotomia intelletto-cuore di cui si tenta invano la separazione come
garanzia di controllo delle azioni umane; augurandomi che si esaurisca l’immagine
di una Donna protagonista minore di un morboso connubio sesso e potere.”
A questo connubio bisogna aggiungere sicuramente la
morte che nella Roma caput mundi raramente,
almeno per quelli che direttamente o indirettamente rappresentavano il potere,
avveniva per cause naturali. Complotti, assassinii, suicidii in quel periodo non davano tregua. Un vero e
proprio mattatoio ad orario continuato.
È chiaro che il destino di Cleopatra per il suo
passionale rapporto prima con Cesare, poi con Marco Antonio, non poteva non
intrecciarsi con le vicende della Roma caput
mundi, con il finale che tutti conosciamo.
“… Il mio
rapporto con Cesare aveva del soprannaturale e del destinato, perché mai essere
umano aveva rifiutato il mio regale ratto dell’anima e si era imposto una
severità, una forza da risultare impenetrabile alle malie. Era lui che aveva
seviziato il mio spirito indomabile con fuoco e flagelli. Avrebbe pagato con la
vita il talamo di miele che gli preparavo al cospetto di Horus benevolo. I suoi
Dei guardavano con sospetto la nostra unione e maledicevano il nostro palazzo
con improvvisi venti bollenti che asciugavano la fertilità della terra e
impaurivano gravide e vecchie. Chiunque sarebbe venuto dopo avrebbe scontato la
maledizione degli Dei adirati e a nulla sarebbero valsi i bracieri arsi in loro
onore e le bestie sacrificate. Nessun sangue placava la loro ira. Solo la morte
ci avrebbe ricongiunto con la loro benevolenza.”
Una Cleopatra, questa, che parla attraverso la voce
della Rizzo, già conscia del suo destino, viva nella passione del suo rapporto
d’amore con Cesare, che appare qui sotto una luce nuova, più vicino, dal punto
di vista di intensità, a quello con Marco Antonio tanto esaltato dalla
Letteratura e dal Cinema.
Un testo davvero importante questo di Antonella Rizzo,
un prosimetro da leggere o magari anche da ascoltare, seduti sulla comoda
poltrona di un teatro, luogo sicuramente congeniale per accogliere i protagonisti di questa vicenda rivissuta
sulla pagina da una scrittrice sicuramente di talento.