Giuseppe Napolitano:
vivere una vita … “a repentaglio”
di Bonifacio
Vincenzi
“Ora so che sapevo.
La mia paura di leggere Nietzsche era forse quella di scoprirmi vicino un
insopportabile vicino. Perché mi sono sempre sentito un po' super, un po' più su di tanti altri;
proprio perché non credo di sapere molto e vedo intorno tanta sfacciata
sicurezza, e al tempo stesso, però, non so fare a meno dell'altro. Mi è
comunque insopportabile pensare di essere "nel deserto" fra la
gente.”
Dei venti brani che
compongono l’ouverture di A repentaglio, la recente raccolta di
poesia di Giuseppe Napolitano, pubblicata dalla Casa Editrice L’Arcolaio,
sicuramente questo è quello, a mio avviso, che più lo rappresenta.
Il mistero e il
miracolo della scrittura è in questa sincerità di fondo che si riversa sulla
pagina manifestando, attraverso questi segni che parlano, tutto ciò che colui
che scrive è, o, almeno, ciò che la
vita gli ha consentito di essere.
Un po’ come
scriveva Edmond Jabès:” io esisto perché sono stato plasmato dal meglio e dal
peggio, da tutto quello che ho amato o rifuggito; da tutto quello che ho
acquisito o perduto, secondo dopo secondo, dallo scorrere lento della vita.”
“Foglio bianco senza risposta/ lo specchio ci
dice ogni giorno/ se abbiamo o no la faccia/pronta per l'uso pronta a testimone/di
verità indicibili altrimenti –//passa per mille frammenti la vita/e si frange
in parole – lo specchio/ raccoglie e compone quel dire/che a fatica cercava la
via//per esprimersi ed essere voce/ che non ha più domande da fare:/la poesia è
risposta di vita.” (Trittico dello specchio)
Ma i poeti, come
giustamente scrive Ida Di Ianni nella postfazione, “prima che specchio di se
stessi, sono quello della realtà di cui assorbono rumori ed umori …” Quella
realtà sempre più liquida che scorre
velocemente …
“ (…)È vero siamo noi determinanti /nello scorrere – se anche rallentiamo/ il
ritmo – del tempo che viviamo//Il tempo è la misura dell'esistere/non
altrimenti calcolabile/– il modo/ di godere o sciupare il nostro tempo// C'è
quello che sentiamo nostro quando/ ce ne accorgiamo e appena sta passando/
mentre aspettiamo un incontro di fortuna//C'è un tempo grande che tutti ci
contiene/ ed è la somma semplice dei tempi/di tutti che viviamo/ – e andiamo
avanti.” (Misura)
Forse, alla fine,
se per Napolitano la certezza nella vita è un bisogno per acquietare
inquietudini, paure e dubbi mai risolti, l’azzardo, al contrario, non aggira
mai la verità, ma l’affronta, rendendo le relative conseguenze, frutto della
propria azione e, di conseguenza, il prezzo eventualmente da pagare, rientra
comunque in una scelta volontaria e mai passiva.
Nessun commento:
Posta un commento