Alessandro Ramberti
e lo slancio verso un impossibile accesso a un’esperienza spirituale e
metafisica
di
Bonifacio Vincenzi
“L’occhio non vi accede
L’orecchio non vi
accede, né il mentale.
Non sappiamo, non
vediamo in che modo
lo si possa
insegnare.
Di sicuro questo
differisce dal conosciuto.
Questo trae origine
dallo sconosciuto.
Lo conosce bene
colui che non se ne forma un concetto:
non lo conosce
colui che se ne forma un concetto.
Coloro che
comprendono, non lo conoscono.
Coloro che non
ragionano, lo conoscono.”
(Kena
Upanishad, 1-3; 2-3)
Come
conoscere l’inconoscibile? Come si può realizzare – per dirla con Patrick Ravignant
– ciò che oltrepassa tutte le parole, tutti i concetti, tutte le azioni, e che
va oltre l’io e l’altro?
Queste
domande, in realtà, sollecitano risposte che non verranno. Ogni ricercatore
spirituale questo lo sa ma non per
questo smette di cercare. Sa bene che l’intelletto non ha gli strumenti per
risolvere nessuno di questi quesiti, e la questione, per quanto rimanga
insoluta, non frena il suo slancio verso un impossibile accesso a un’esperienza
spirituale e metafisica.
Ora,
avvicinandomi in punta di piedi, a questa raccolta di poesie di Alessandro
Ramberti, Orme intangibili (Fara
editore) devo necessariamente coglierne l’essenza di un’anima fortemente
attratta dal fascino di un percorso alternativo che aiuti a smettere di venerare la società così
per come viene percepita, per tentare di praticare, soprattutto attraverso la
poesia, l’arte di concepire se stessi lontani da ogni prigione concettuale,
confondendo l’io con l’essere, perché, come precisa il poeta, “se cerchi la tua
strada è necessario prima che ti perda.“
Non
si deve certo prendere alla lettera questa affermazione perché perdersi qui non significa certo smettere
di essere presenti a se stessi, né è la
conseguenza di una definitiva frattura con il mondo ma, piuttosto, come afferma
Traherne, acquistare consapevolezza che lo spirito “non agisce da un centro/ su un oggetto distante,/ ma è presente a
quanto vede,/ essendo con l’essere che vede.”
Ma
questa pare che non sia una conquista semplice e la domanda che Ramberti si
pone (Se il tempo non passasse?) ci
obbliga ad ammettere che al di là del qui
e adesso non esiste altro e che, il nostro ragionare in termini di
itinerario, di traiettoria, come se il tempo fosse lo spazio, è totalmente
errato. Il passato non è mai dietro di noi come d’altronde il futuro non è mai
davanti a noi. Entrambi non esistono che adesso
e all’infuori del presente, dunque, non esiste nulla.
Più
andiamo avanti nella lettura di questo prezioso libricino più cogliamo, nel
tocco ispirato del poeta, l’energia di una parola che cerca di cogliere la
pienezza, l’amore, l’eternità. E quando Ramberti scrive che solo l’amore può
aiutarci a portare l’anima all’inizio, in realtà, con questa sola affermazione
riesce a dire tantissime cose. L’amore che intende Ramberti non è certo quello
che nella sua accezione comune indica una richiesta: amare significa
soprattutto voler essere amati e rientra, quindi, nella serie dei bisogni che
uno ha. L’amore che intende Ramberti è quello senza contrari e senza
condizioni; l’amore come dono totale, come sentimento inalterabile senza misura
e senza limiti, liberato, finalmente, da ogni egoismo e da ogni possessività.
Ma
per essere degni di questo Amore bisogna scrollarsi tutto di dosso, imparare
prima – come scrive Eugen Herrigel seguendo l’influsso dello Zen sull’arte del
tiro con l’arco- la giusta attesa, staccandosi da se stessi, lasciandosi dietro
tutto affinché non rimanga altro che una tensione senza intenzione … (Ho detto poche cose e ciò che ho fatto/ può
essere riassunto in un vocabolo/ che esprima la tensione dell’arciere/ il cui
bersaglio è interno ed inesatto. (…))
Solo
in questo caso potrà avvenire quella cosa suprema e ultima, quella che Herrigel
comprende dagli insegnamenti del suo Maestro Zen in cui, nell’arciere, colpo,
arco, freccia, bersaglio e Io si intrecciano e, alla fine, il bersaglio da
colpire diventa l’arciere stesso. Perché è solo quando l’arciere, pur operando,
diventa un immobile centro “l’arte diventa senz’arte, il tiro un non-tiro; l’insegnante
ridiventa allievo, il maestro un principiante, la fine un principio e il
principio un compimento.”
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